Archivi del giorno: settembre 13, 2008

L’assedio cinese

 

(recensione pubblicata per www.agichina24.it)

 

Le comunità cinesi in Italia, spesso considerate schive e ghettizzate, sono argomento di discussione e congetture affrettate nel tentativo di spiegare l’apparentemente inspiegabile, come sarebbe inspiegabile la crescita esponenziale del polo manifatturiero cinese nei pressi di Prato senza ricorrere ad una paziente e meticolosa ricerca: questo è il pregio de L’Assedio Cinese di Silvia Pieraccini, un libro-inchiesta che fa luce, servendosi di dati ufficiali e della loro interpretazione, sul misterioso miracolo imprenditoriale ad opera cinese.
Attratti dal polo manifatturiero che aveva reso Prato il maggiore centro europeo dell’industria tessile, i primi immigrati cinesi arrivarono all’inizio degli anni ’90 nella cittadina toscana, principalmente provenienti dalla città di Wenzhou, regione dello Zhejiang. Forti della loro operosità e garantendo ritmi di lavoro estenuanti a basso costo, iniziarono a lavorare come terzisti per le aziende pratesi: turni notturni e diurni, pagamento a cottimo, nessuna garanzia, erano i confezionatori perfetti. Nessuno pensava che, a soli 18 anni di distanza, quegli stessi façonisti avrebbero lasciato le vecchie macchine da cucire negli scantinati per costruire le basi del più imponente e produttivo distretto cinese in Italia. Oggi a Prato un abitante su 8 è cinese e le loro 2.700 aziende muovono un giro di affari pari a 1,8 miliardi di euro all’anno. I direttori hanno cognomi come Zhang, Lu o Wang e girano per le vie della città in Porsche, mentre i loro connazionali confezionano un milione di capi al giorno “made in Italy” che finiranno direttamente nei negozi e nei mercati di mezza europa.
Silvia Pieraccini, giornalista del Sole 24 Ore, ripercorrendo questi 18 anni, delinea le modalità e le situazioni che hanno permesso questa inaspettata sinizzazione dell’industria toscana: un polo che affonda in larga parte (sebbene con lodevoli eccezioni) le proprie radici nel mercato nero, nello sfruttamento della forza lavoro rigorosamente cinese che, provando a ripercorrere le orme dei loro stessi datori di lavoro, si presta a  turni sfiancanti senza assicurazione. 
Le aziende formate da manodopera clandestina, che agiscono illegalmente nel mercato dell’impresa o evadono il fisco, chiudono e si volatilizzano ancor prima di essere sanzionate dalle forze dell’ordine che anzi, per ogni impresa che chiude i battenti se ne trovano altre due nuove di zecca, pronte a rilevare la fetta di mercato lasciata dalla precedente. 
E’ un paradiso fiscale che, pur avendo colonizzato fisicamente gran parte del territorio di Prato e dintorni, non si è integrato col settore industriale già stabilmente affermato: i cinesi non lavorano per i pratesi,  non comperano i tessuti dei pratesi e, soprattutto, non fanno concorrenza ai pratesi.  Mentre il settore dei filati e dei tessuti è ancora saldamente nelle mani italiane, quello della maglieria e del pronto moda è stato letteralmente assaltato dagli imprenditori orientali che, in pochi anni, hanno spodestato la leadership di San Giuseppe Vesuviano, provincia di Napoli, superando addirittura la produzione di magliette e borsette della comunità cinese di Parigi, ex leader in Europa. “L’Assedio Cinese”, tirando le somme di questo unico nella storia imprenditoriale italiana, aiuta a comprendere nel dettaglio l’entità di questa imponente Chinatown toscana, cercando di capire le prospettive di cambiamento di questo distretto culturalmente e legalmente “parallelo”. (Matteo Miavaldi)
L’assedio cinese, Il Sole 24ore Editore, 2008, Milano, pp.384, euro 14.

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